Università Proletaria Milanese


Provate ad immaginare una università completamente dedicata agli umili, agli ultimi e soprattutto ai lavoratori; provate ora a immaginarla completamente legata, anzi no, completamente sviluppata e sorta da associazioni del dopo lavoro. Provate a immaginare lo sforzo, lo slancio e l’idealismo contenuto in questa creazione. Provate, ora, a leggere questo articolo tratto da uno Statuto:

All’Art. 1 del suo statuto l’Università milanese proletaria ha lo scopo di diffondere la cultura tra le classi operaia, di promuovere l’elevazione intellettuale del proletariato; di innalzare la mente alla comprensione dei più complessi problemi politici, filosofici, artistici, scientifici, sociali, ecc.

Vi basti pensare che questo articolo è datato 1924, anno di nascita dell’Università proletaria, e sorprende per quanto sia animato da uno spirito di formazione e scolarizzazione da farlo sembrare scritto solo pochissimi decenni fa.

Cardine dell’Università popolare furono i continui e forti rapporti con le associazioni del dopo lavoro che si occupavano di come poter impiegare il cosiddetto tempo libero alla fine del lavoro. Questo rapporto è tanto più stretto se si considera che queste associazioni del dopo lavoro sono state il fertile terreno sul quale l’università del proletariato è nata. Potremmo dire, con un gergo moderno, che esse sono state soci fondatori di questa università.

Con il motto che anche i più poveri hanno pieno diritto ad una istruzione che permetta loro di crescere culturalmente non solo come uomini ma anche come cittadini formati, si aprono nuovi scenari per quanto riguarda la formazione nell’ambito milanese. Una formazione che non era più riservata ai soli abbienti, ma anche alla forza lavoro.

Non solo, si cominciava a sviluppare, anche sotto il profilo culturale e formativo, una dicotomia tra scuola dei poveri e scuola dei ricchi che vedrà la sua teorizzazione più alta proprio in una relazione tenuta all’università proletaria di Milano tenuta da Augusto Monti il 10 maggio 1925 intitolata “La scuola dei servi e la scuola dei padroni".

Tra i prestigiosi “professori” di questa università troviamo anche il socialista Carlo Rosselli. Poco dopo il suo arrivo a Milano gli giunse l’invito da parte dell’università proletaria – un’istituzione controllata dai socialisti unitari – di svolgere un corso d’economia politica in dieci lezioni. L’offerta gli venne dai dirigenti della CGL e del partito socialista unitario e Rosselli l’accettò con grande entusiasmo.

Non possiamo, ovviamente, non considerare il contesto politico e sociale degli anni in cui l’Università proletaria si muoveva. Negli anni '20 del XX secolo, Milano conobbe una serie di movimenti popolari e lavorativi, caratterizzati dalla lotta per i diritti dei lavoratori e dalle rivendicazioni sociali.

In particolare, i primi anni '20 furono segnati dalla nascita e dalla crescita del sindacato, che rappresentava una forza significativa nella città. Nel 1920, il sindacato organizzò una grande manifestazione, che fu repressa con violenza dalla polizia, causando la morte di decine di persone. Questo evento, noto come la "Strage di Torino", scatenò una serie di scioperi e proteste in tutta Italia, compresa Milano.

Negli anni successivi, la situazione sociale e lavorativa nella città rimase tesa, con continui scioperi e proteste. Nel 1921, venne fondato il Partito Comunista Italiano (PCI), che divenne un importante punto di riferimento per i lavoratori milanesi.

Nel 1922, la situazione politica e sociale in Italia subì un profondo mutamento, con l'avvento del regime fascista. Ciò nonostante, i movimenti popolari e sindacali continuarono ad agire e a lottare contro il regime fascista.

Tra il 1920 e il 1921, si verificarono anche importanti manifestazioni studentesche, che si svolsero principalmente nell'Università di Milano e che rappresentarono un importante momento di critica intellettuale contro il potere costituito. Il fascismo cercò di reprimere i movimenti popolari e sindacali e l’università proletaria, piuttosto che farsi annettere, decise di sciogliersi per non dover collaborare con il regime fascista.

Oggi l’Università Proletaria di Milano resta un ricordo storico e il suo nome è un marchio registrato e accreditato alla CNUPI, Confederazione Nazionale Università Popolare Italiane con Decreto Ministeriale MIUR e UNIEDA facente capo al Gruppo Università Popolare.

Università Popolare di Milano